Pensare che durante il round di Imola uno dei miei pensieri è stato: – Ma perchè a Nicky non gli danno una moto competitiva, speriamo che l’anno prossimo Honda gli dia una moto decente – . Poi, così all’improvviso, la notizia. Un’auto travolge Hayden mentre era sulla sua bici vicino Misano. Ho avuto subito paura. I bollettini tutti uguali e poi oggi la notizia più triste. La tua gara, la più importante, ti ha portato lontano da noi. Io che non vedevo l’ora di rivederti a Misano in occasione della SBK. Ti sarò sincero Nicky, non ho pianto come per Marco, troppo forte vederlo in presa diretta e sapere della sua morte nel giro di poche ore, ma questo non vuol dire che il dolore e lo stato d’animo non siano lo stesso dilanianti e tristi. La voce ricorrente di questi giorni era di come possa essere strano il destino: corse al limite per tutta la vita e poi morire per un incidente in bici. Non voglio star qui a scrivere di quanto gli automobilisti siano ciechi a ciclisti e motociclisti e che per quanto la tecnologia vada avanti, le protezioni per i ciclisti forse non sono effettivamente sufficienti per garantire incolumità agli utenti dei pedali. Voglio solo dirti di quanto sia stato fortunato a rubare quel selfie con te dopo la gara 1 di Misano 2016 e che nonostante non fosse stata una gara da ricordare tu sia stato disponibile e sorridente. Poi, Nicky, chi non avrebbe voluto essere per un giorno come te? essere un pilota di talento e vincente, con quell’espressione da furbo buono che fa sciogliere le ragazze, fare incetta di ombrelline. Si almeno un weekend da Nicky Hayden, io, lo avrei passato. Sicuramente non hai avuto sempre le moto migliori tra le mani negli ultimi anni: la peggior Ducati, la Honda Aspar e la Honda Ten Kate SBK, ma senza dubbio il cuore che ci mettevi era evidente. Ricordo lo scrontro per un forse decimo posto a Indianapoli in MotoGP facendo a sportellate con Dovi , oppure il primo podio e poi la vittoria in Malesia con la SBK e come dimenticare quando ti trasformavi nel mostro della Laguna con la Honda Repsol. Certo da italiano, il mondiale 2006, ogni tanto brucia, però la tua espressione di gioia e sofferenza allo stesso tempo, il vederti girare senza casco con la tua bandiera, col viso pieno di lacrime… come fare a volerti male, no Nicky, il campione del mondo lì eri tu!
E adesso dove vedremo quel bellissimo sessantanove stellato? si, su maglie, bandiere e ricordi a te dedicati ma non nel posto dove più gli compete: la pista. L’ultimo americano campione del mondo di una scuola che al momento è scomparsa dopo i fenomeni degli anni ’90. Chissà qual’è stato il tuo primo pensiero di quel 17 maggio, e chissà se prima di inforcare la bici hai avuto quel minimo sentore di non farlo e non allenarti con lei quel giorno. Ma sopratutto spero che tu abbia avuto il modo di pensare alle persone che più ti amano e che ora non potranno più godere del tuo sorriso e da tuo modo di fare da vero Yankee. Ti mando l’abbraccio più sincero e fraterno possibile. Certo che lassù tra te ed il Sic di gas ne date a palate ! Addio Nicky, e come Gabriella scrive: RIP, Return If Possible.
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